Sento nuovamente rinascere il fuoco dentro di me. Il weekend passato dopo il primo incontro (con lui) è sembrato lungo, troppo lungo. Mi sentivo in gabbia, ero con la mia famiglia, con i miei figli e assieme a mio marito, dovevo essere felice, ma la mia testa era altrove e il mio corpo voleva seguirla. Dentro, mi sentivo bruciare. I miei pensieri erano rivolti a lui: "Chissà cosa sta facendo? Chissà se mi sta pensando? Chissà se gli sono rimasta impressa o se sono stata solo una cliente come tante altre?".
Mi sono messa a lavorare per cercare di scacciare quei timori. Ho sofferto e mi sentivo una stupida. Una stupida bambina. Ho cercato di analizzare le mie preoccupazioni e sono giunta a questa conclusione: questo mio star male, significa solo che il viaggio di partenza è iniziato. Inconsciamente prima e prendendone atto solo ora, ho capito di aver compiuto quel passo che mi stacca dalla sicurezza, dalla stabilità della mia famiglia. Sicurezza e stabilità ora non esistono e navigo in alto mare. Non tocco, ma so nuotare e voglio vedere dove mi porta la corrente. Potrebbe farmi ritornare subito a riva. Potrebbe farmi fare un giro dove il mare è più blu, per poi farmi naufragare su un'isola deserta. So che è un gioco pericoloso, del mare bisogna sempre avere paura; la corrente potrebbe trascinarmi in fondo agli abissi dell'oceano e non farmi più tornare in superfice. Ma è un rischio che voglio correre.
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