Erano circa le 9.30 di mattina. Ero sveglia già da quasi 3 ore. Penso: "Ora chiamo in negozio e prendo un nuovo appuntamento". Speravo con tutto il cuore che rispondesse lui al telefono. Guardo l'ora: "No cavolo così presto non posso chiamare, cosa penserà di me?". Me ne frego, prendo in mano la cornetta e compongo il numero... drin... drin... drin...
- "Pronto parrucchiere buongiorno" (Non è lui)
- "Pronto buongiorno vorrei prendere un appuntamento per una piega con A. se possibile"
- "Sì per quando?"
- "Per oggi!"
In quattro e quatr'otto prenoto. Metto giù il telefono e mi sento elettrizzata. Il battito cardiaco è accellerato e le vene mi pulsano. Vorrei che le lancette dell'orologio girassero veloci, fino a raggiungere l'ora in cui lo vedrò. Esco dal lavoro e mi precipito come una ragazzina insicura, nel primo negozio aperto di abbigliamento. Compro una maglietta verde, ho bisogno di sentirmi addosso qualcosa di nuovo. Guido felice e adrenalinica con la musica a tutto volume. Parcheggio, mi cambio la maglia, controllo il trucco, do una passata di lucida labbra e sono pronta.
Appena entro nel salone, lo vedo e mi abbaglia con il solito sorriso. Mi viene incontro con passo deciso di chi sa, di giocare in casa e spiritosamente mi chiede se questa volta può aiutarmi con la giacca. Lo lascio fare e gli sorrido anch'io. Mi tratta come una regina, come se lì dentro ci fossi solo io. E' gentile, sicuro di sé e premuroso. Vorrei cadergli a terra come una pera cotta, ma cerco di fare un minimo la sostenuta. Ridiamo e scherziamo come sempre. Nei discorsi che facciamo salta fuori che ho due figli. Lui non fa una piega. Chissà perchè, ma volevo tenerglielo nascosto ancora per un pò. Ho il presentimento che se la stia un pò "menando". Nel senso che questa piega la sta tirando un pò troppo per le lunghe. Gira e rigira la ciocca tra la spazzola, mi accarezza la testa per muovermi i capelli. Questo suo atteggiamento non può far altro che rendermi più sicura delle mie (prossime) azioni.
Sta finendo la piega, mancano solo alcune passate di phon, quando una sua collega (vipera) si avvicina con un sorrisino malizioso dicendogli:
- "A. per favore potresti pensarci tu al ragazzo, che io non so usare la macchinetta e qua con lei finisco io?"
- "Arrivo subito, digli di apettare un attimo, qua finisco io!"
Mi sento leggera come l'aria. Ci guardiamo per una frazione di secondo dritto negli occhi e per la prima volta siamo imbarazzati. Prendo il coraggio a due mani e invento la prima scusa che mi viene in mente:
- "Senti devi farmi assolutamente un favore. Siccome il tuo datore di lavoro non fa altro che mandarmi sms con promozioni, sconti e vantaggi promozionali, non potresti cancellare il mio numero di cellulare dal computer, così finalmente la smette di rompere le scatole ad ogni ora?"
Questo più o meno è quello che mi è saltato fuori dalla bocca. Mi fa alzare dalla sedia, non prima di avermi mosso i capelli ancora qualche secondo e vualà! Arrivati alla cassa si siede davanti al computer e posando le mani sulla tastiera mi chiede il numero di cellulare ed io penso: "Ma noo, la miseriaccia e adesso come faccio a lasciargli il bigliettino con scritto il numero di cellulare se glielo dico ora?". Farnetico qualche parola che non ricordo assolutamente, poi con una scusa che al momento mi sembrava la più plausibile del mondo gli dico:
- "Senti è meglio che ti ridia il mio numero perchè non sono mai sicura di ricordarmelo a memoria".
Tiro fuori il post-it giallo piegato in 4 parti e glielo passo sorridendo:
- "Sai, non me lo ricordo mai questo numero di cellulare".
Si sentono le mie unghie che cercano di arrampicarsi sugli specchi, ma lui da vero gentilman, fa finta di niente e si mette in tasca il bigliettino. Mi sento avvampare, in quel momento comincio a sentirmi tutti gli occhi del negozio puntati addosso. Anch'io mi comporto come se nulla fosse accaduto. Lui si alza, mi aiuta a mettermi la giacca e ci salutiamo con un dolce sorriso.