venerdì 8 gennaio 2010
Emozioni
giovedì 7 gennaio 2010
Un drink e via...
lunedì 4 gennaio 2010
Sole tiepido
Quella mattina ero in giro per commissioni. Come al solito pensavo a lui e fantasticavo su di noi. Parlai con una cara amica di quello che mi stava accadendo e di quello che avrei voluto che accadesse. Il suo solo penisero fu: "Spero che tuo marito non lo venga mai a sapere, vedi di non perdere la testa, altrimenti sono cazzi!". Giusto. Forse stavo veramente cominciando a perdere la testa. Oh merda. Cosa stavo combinando? In che situazione marcia mi stavo infilando? Ma soprattutto, perchè ero conscia del fatto di fare una gran cavolata, ma nello stesso tempo, sentivo una forza brutale spingermi a farlo?
Mandai un sms a lui chiedendogli se facesse pausa pranzo e se gli andava di vederci. Poco dopo ero ai giardinetti ad aspettarlo. La giornata era splendia, non una nuvola in giro, cielo terso, limpido e sole tiepido che ti scaldava le ossa. Era l'una passata, andai ad un bar vicino per farmi fare un toast. Diedi due morsi e lo gettai nella spazzatura, avevo lo stomaco chiuso dalla tensione. Avevo finalmente le farfalle nello stomaco. Era questo che volevo no?
Stavo seduta sull'erba fresca, il sole mi baciava il viso, quando mi arriva un suo sms: "Sono ai giardinetti sei già scappata?". Mi alzo in piedi per farmi vedere. Lo trovo subito. Anche lui mi nota. Ci sorridiamo e mi viene incontro. Sorride ma ha il passo lento, non ha più quella sicurezza che aveva in negozio. E' piccolo... sembra un cucciolo. Adesso per la prima volta lo vedo piccolo, sento la differenza d'età. Ci scambiamo due baci sulle guance e ci sediamo sull'erba.
Non mi ricordo di preciso cosa ci dicemmo, solo qualche frase senza senso. La cosa che più mi è rimasta impressa sono le sue mani insicure che strappano continuamente fili d'erba, i suoi occhi scuri che guardano a terra, quasi avesse timore di guardare dentro ai miei, le sue parole ripetute nei momenti di silenzio che dicevano: "Non so che dire". Sinceramente ha perso punti quel giorno. Io volevo un uomo. Un uomo deciso, forte, sicuro di se stesso. Sicuro dei gesti che compie, di un uomo che regge il mio sguardo, che regge il silenzio, anzi che assapora il silenzio. Ho voluto dargli una seconda chance. Gli ho raccontato che è uno strano periodo per me e che sento il bisogno di divertirmi. Mi ha chiesto:
- "Allora io sono il tuo divertimento?"
- "Sì!"
Gli ho detto che avrei voluto vederlo sotto la luce della luna. Lui ha sorriso ed ho intravisto di nuovo il suo sguardo penetrante. L'ora in cui siamo stati insieme è volata. Time is up. Lui è tornato al lavoro, io a casa.
venerdì 1 gennaio 2010
Tempo di attesa
Arrivata a casa con il cellulare in mano, controllavo in maniera frenetica e costante se c'era ricezione, ma soprattutto se mi aveva mandato un sms. Sblocca tasti... controllo, sblocca tasti... di nuovo controllo. Era ormai sera inoltrata, quando decisi di spegnere il cellulare, non prima però di aver dato un'ultima controllatina; niente da fare, niente sms. Odio attendere, odio aspettare. La mattina mi svegliai con 10 Kg sulle spalle, ma come cavolo avevo dormito quella notte? Scesi per fare colazione e accesi in automatico il telefonino: Drin-drin, drin-drin, un sms. Ero ancora mezza addormentata e il suono forte del messaggio mi fece sobbalzare.
"Ciao indovina chi sono? Tanto non indovineresti mai! Sono A. volevo dirti che non ce l'ho fatta a cancellarti dal computer, mi spiace. La piega è sempre viva? ;)"
Più o meno lessi una cosa del genere. Ora del messaggio 22.32. Ero troppo felice, mi aveva scritto! Aveva pensato a me a quell'ora tarda della sera! Adesso toccava me fare la mossa seguente.